UN CORO E IL VIRUS

 

La realtà di un coro, soprattutto se amatoriale

o semi-professionale, è fatta di persone che si

arrabattano a trovare qualche ora la settimana

per le prove, lo studio, qualche concerto,

in barba ai mille impegni della vita quotidiana.


Nella realtà del mio coro, abbiamo aggiunto

anche il fattore amicizia.

Tra di noi, negli anni (e sono davvero tanti!)

sono nate e morte amicizie, amori, discussioni,

sono entrate le seconde generazioni che sopportano

la presenza dei genitori, i nuovi arrivati hanno la

metà dei tuoi anni ma portano una carica incredibile,

insomma, tutto come in qualsiasi gruppo di persone

diverse tra loro ma unite da un obiettivo comune.

Questo virus non ha solo modificato terribilmente

tutte le nostre abitudini, ma ci sta anche impedendo

di avere quei contatti umani che sono necessari.

Oggi la tecnologia consente di sopperire, in qualche

modo, alla lontananza. I risultati, spesso,

sono tragicomici, ma ci sono.

C'e' chi lavora da casa per registrare con il pianoforte

le partiture, chi ci aggiunge le voci, poi si distribuisce

il tutto e poi ci si da' un appuntamento via skype.

E, incredibilmente, funziona!

Nonostante gli scatti della linea,

nonostante manchi buona parte della qualità del suono,

nonostante gli spartiti cartacei siano da un'altra

parte e ci si debba arrangiare tra pc da una

parte e cellulare dall'altra.

E funziona perche' ci crediamo,

crediamo all'importanza del sentirci ancora

un gruppo, anche se fisicamente separati,

perche' il sorriso, la battuta, il chiedere

sinceramente "come stai?" aiutano a sentirci vivi,

vicini, uniti da quel meraviglioso filo conduttore

che è la musica.

Grazie coristi/musici, per esserci anche quando

il suono degli applausi non c'è.

Ma torneremo a suonare insieme

e sarà ancora più bello.




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